Paradossalmente è logico dedurre che nessun intimo maschile abbia mai riscosso tanta visibilità dal suo ipotetico target eppure... a pensarci bene, la campagna non stupisce affatto.
Anzi, si colloca solo come ultima e travisante manifestazione di un grande filone che da un secolo a questa parte ha rivoluzionato l'abbigliamento delle donne, permettendo loro di vestirsi attingendo dal guardaroba maschile.
E' stata la mania di Chanel, certo, e prima di lei di Amelia Bloomer con i suoi celebri pantaloni e Paul Poiret con la sua versione haute couture degli stessi. E' stato il successo di Armani, interprete di una società in evoluzione che aveva bisogno di un dress code appropriato. Piccoli e costanti passi in avanti per emancipare la donna e renderla umana e realizzata piuttosto che pura emanazione del piacere e del potere maschile.
Un'emancipazione sbeffeggiata proprio dalla campagna Intimissimi, che interpreta la donna solo in chiave sessuale e sensuale, spodestandola del ruolo cardine che ella è riuscita a guadagnarsi in ogni campo.
Che sia una mera questione di marketing? Beh, se così fosse c'è da chiedersi il perchè di quell'ammiccante spot per biancheria femminile che nel 2009 mostrava la stessa modella ballare sinuosamente in mutande e reggiseno scatenando l'attenzione del pubblico maschile.
Se così fosse, mi aspetterei di vedere un adone in reggiseno. Quello sì che sarebbe geniale.
I.F.
a me la pubblicità non dispiace, quello che invece mi dispiace tanto è la linea uomo di intimissimi. Mutande con una mammella sul pacco, con i peperoncini, con delle salsicce con il sombrero... potevano spendere i soldi della pubblicità per creare una linea più mettibile e più regalabile ai fidanzati
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