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sabato 14 maggio 2011

Spagna e Italia a confronto : raccontare la creatività - due visioni della moda


Si è svolto ieri alla Real Academia di Espana di Roma l’incontro di moda “Raccontare la creatività - due visioni della moda” in cui sei stilisti emergenti, tre italiani – Res Nullius, Bragia, RossoRame - e tre spagnoli – David Delfín, Juan Duyos, Juanjo Oliva -, si sono confrontati sulla situazione attuale della creatività nei rispettivi paesi.

Diversi sono stati i temi toccati durante la tavola rotonda in cui sono intervenute Liliana Tudini – coordinatrice e docente moda presso l’Accademia di Costume e di Moda di Roma – e Lucia Cordeiro – direttrice dell’Associación de creadores de moda de Espana – che hanno individuato e analizzato le peculiarità della moda italiana e della moda spagnola dal punto di vista della creatività, della formazione, delle grandi firme e della distribuzione.
Moderatrice della discussione Clara Tosi Pamphili, consigliere Alta Roma e docente Accademia di Costume e di Moda.
Due realtà a confronto, quella italiana e quella iberica, caratterizzate da molte più affinità di quanto in genere si creda. Prima fra tutte la mancanza di un sistema di comunicazione in grado di valorizzare la moda, di innalzarla a patrimonio nazionale e di educare il grande pubblico in modo che questo possa comprenderla più facilmente.
Tutto ciò aumenta la difficoltà per i nuovi talenti di affermarsi in un panorama altamente eterogeneo, affollato dalle grandi marche e dalle grande catene distributive che detengono la quasi totalità del mercato.
In seguito alla crisi economica, che inevitabilmente ha toccato anche il fashion system, si è assistito a una riqualificazione del prodotto moda, spinta dalla presenza sempre più massiccia di grandi catene come Zara, Mango H&M che hanno aperto la strada a una moda di qualità e più accessibile. Sono proprio questi colossi che balzano alla mente se si parla di moda spagnola, ma non deve essere così perché molti sono i designer emergenti che “lottano” per guadagnare mercato. La Spagna non ha una vera e propria industria di moda e il prêt-à-porter di lusso è quasi completamente sparito – le grandi firme come Balenciaga, Lowe, Manolo Blahnik sono andate tutte all’estero – di conseguenza il focus è spostato sulla quantità e sul raggiungimento del grande pubblico. Situazione un po’ diversa in Italia grazie alla grande storia di filiera di cui il nostro paese gode e alla forza del Made in Italy, che nonostante la concorrenza spietata del low cost, è ancora insostituibile. Inoltre in Italia - anche se la situazione è ben diversa dalla vicina Francia che ha fatto della moda il proprio fiore all’occhiello attraverso il lavoro coeso di istituzioni, case di moda e industria – c’è la presenza di organismi come la Camera Nazionale della Moda italiana e Alta Roma a sostegno della moda, della creatività e dell’artigianalità che nella penisola iberica mancano.
Ancora molta strada da percorrere, ma il primo passo (un grande primo passo!) è stato compiuto. 

R.L.

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